Una mamma di Betlemme

Cosa significa avere speranza?

8/5/20252 min read

Betlemme - Aprile 2025

Abf Voice Of è un progetto che ha cambiato la mia vita e quella di tante altre persone.

Ho avuto la possibilità di spendere del tempo con alcune persone del luogo e di poter raccogliere le loro storie tramite qualche breve intervista. Davanti alla telecamera trovo una mamma di tre bambini, psicologa e testa ben piantata sulle spalle.

Nelle sue mani il peso emotivo e psicologico del gruppo dei ragazzi del coro quando noi non ci siamo.

Capelli neri, occhi profondi. Traspare orgoglio e coraggio dalle sue parole ma nel suo sguardo leggo altro.

É una donna di 40 anni in un paese in guerra, è difficile nascondere quello che hai dentro.

Iniziamo l’intervista con le solite frasi di rito per sciogliere il ghiaccio, lei ci racconta di quanto è felice di partecipare al progetto, ci parla di speranza, di obiettivi ecc. Ascolto in silenzio, la mia concentrazione man mano che il racconto prosegue si sposta dalla ripresa ad un concetto fondamentale, una chiave che apre una porta molto grande, molto usata, ma da tempo dimenticata. Questa porta si chiama SPERANZA.

Mi faccio coraggio e in qualche modo, cercando di essere diretto ma non troppo per non essere frainteso trovo il modo di mettere insieme alcune semplici parole per formulare la mia domanda:

Cosa significa avere speranza nel tuo cuore?

Cosa significa essere mamma di tre splendidi bambini ed avere speranza in una situazione come quella Palestinese.

Mi sorride inizialmente, comprende la domanda e si fa seria..

Forse ho esagerato, volevo scendere in profondità.. quella porta magari non doveva essere aperta.

Ma sono curioso, che coraggio hanno queste persone? È vero non siamo a Gaza ma la situazione non è affatto facile neanche qui.

Rifletto come in Italia molto spesso abbiamo preoccupazioni come: Non guadagno abbastanza per fare dei bambini, non ho una casa di proprietà, non sto facendo il lavoro dei miei sogni e cose cosi.

Attendo con ansia, lei respira ed inizia a parlare.

All’inizio ogni cosa ci spaventava, sentivamo della violenza tra la nostra gente ed avevamo paura. Temevamo di perdere la casa, il lavoro, la vita. Eravamo terrorizzati. Poi la pace, speranza, rinascita, ma poi ancora guerra morte distruzione e dolore. Ma oggi.. oggi non ho più paura di tutto questo. La paura più grande è diventata non sentire più nel profondo del cuore tutti questi sentimenti. Non c’è più spazio per le lacrime di tristezza, e dove le bombe hanno scavato in profondità dentro la mia anima si è creato un vuoto che non mi permette più di sentire. Siamo indifferenti, rassegnati, delusi. Ma vuoi sapere cosa mi spaventa di più? Non essere in grado di capire o di recepire cosa devo fare per i miei figli. Amo questa terra, amo la mia vita, amo le persone che sono qui. Devo restare? Devo rimanere? Cosa devo fare?

All’inizio parlavo com tutti di questo, volevo che il mondo sapesse. Ora mi sono chiusa nel silenzio.

Rimango senza parole. E quindi? Come fa a parlare di Speranza dove non esiste? Comprendo in quel momento che probabilmente non capirò mai cosa significhi davvero vivere quelle sensazioni, io tra qualche giorno tornerò in Italia ma loro.. loro rimarranno qui, giorno per giorno, ora dopo ora, bomba dopo bomba.

La donna alza lo sguardo e sorridendo dice.. ecco perché sono importanti progetti come questi. Voi siete qui con noi, ci portate speranza, novità, vita. Lavorate con i nostri figli, li vedete crescere, ci date un motivo per andare avanti, forse non capirete quanto è difficile stare qui ma nemmeno quanta speranza ci date a non lasciarci soli.

Voi siete la nostra voce la fuori, la luce per noi e per i nostri figli.